Il Presidente di Unioncamere regionale, Gavino Sini, al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano:” I sardi non sono abituati a piangersi addosso. Sono pronti ad affrontare le difficoltà.”
Barriere che la Sardegna e le sue imprese conoscono bene.
“Il gap insulare, infrastrutturale, culturale e di economie esterne si è trasformato negli anni in un atteggiamento a volte pietistico a volte autonomistico, comunque in un atteggiamento che ad oggi ci porta in vertenza continua con lo Stato per poter avere pari dignità di “cittadini dello stesso tempo”.- ha aggiunto – In Sardegna soffriamo questa problematica, da troppo ormai. Abbiamo necessità di recuperare il “passo indietro” da cui partiamo, soprattutto per quanto riguarda la competizione economica. I sardi non sono abituati a piangersi addosso. Siamo pronti ad affrontare le difficoltà con lo stesso spirito da trincea che ci ha consegnato alla storia della nostra Italia. A pari condizioni però.”
Ben ricordando che: ” Il vero problema di una crisi mondiale di mercato, diventa così secondario rispetto all’abbandono finanziario e alla vessazione schizofrenica della regola burocratica. Nel fiume in piena della crisi, infatti, ci sono due argini bassi: la difficoltà di credito, per la quale soprattutto le nostre microimprese pagano colpe non loro e le regole “matrigne”- patti di stabilità, riscossioni, durc- che ingabbiano molti imprenditori in drammi kafkiani dove lo Stato o un suo pezzo non paga e contemporaneamente dichiara il fallimento o non fa accedere al mercato quella stessa impresa. così da più parti, in forma estrema qui da noi, assistiamo ai drammi da prima pagina – ha chiuso il suo intervento, il Presidente Sini – Emorragie violente delle grandi debacle industriali che strappano l’attenzione per migliaia di posti di lavoro persi in una sola battuta. Contemporaneamente viviamo i drammi da titoli di coda che non riescono ad avere neppure l’attenzione della cronaca pur essendo in valore assoluto pari o superiori agli altri. Sottili e perfide emorragie che uccidono, e neanche tanto lentamente, un tessuto di micro imprenditori e lavoratori del terziario artigianale e commerciale e del settore primario. Entrambi i drammi gravi e devastanti che tappano le orecchie e offuscano il buon senso e la responsabilità necessarie in un periodo come questo.”