Energia ed occupazione: i comparti e le figure professionali in ascesa
Innovazione, efficienza energetica e fonti rinnovabili sono le aree più vivaci del mondo dell’energia per l’occupazione. Ecco le tendenze occupazionali del settore energetico in Italia.
Nell’attuale scenario economico, con la crescente terziarizzazione dell’economia, le profonde trasformazioni dei luoghi e metodi di lavoro, diventano sempre più importanti non solo le specifiche conoscenze tecniche legate alla professione ma anche tutta una serie di soft skills indispensabili per avere maggior chance di impiego e più elevati livelli di crescita e produttività.
Con tale premessa si può dire che in Italia il settore della sostenibilità energetica contribuisce significativamente a creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità per professionisti, tecnici e lavoratori in genere.
In termini assoluti si parla di quasi 3 milioni di lavoratori che contribuiscono alla creazione di 195,9 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 13,1% del totale complessivo con un ranking regionale stilato in base al valore di questa quota che vede la Lombardia in testa, con il 15,3%, seguita da Emilia-Romagna (14,8%), Trentino-Alto Adige (14,7%), Valle d’Aosta (14,0%) e Lazio (13,9%). La Lombardia è anche la regione in cui si concentra più di un quarto (25,5%) del totale del valore aggiunto prodotto da green jobs nel Paese. Questo è quanto emerge dal Rapporto 2017 GreenItaly redatto da Fondazione Symbola – Unioncamere.
Nel 2017, il numero di assunzioni previste dalle imprese che riguardano i green jobs, secondo il rapporto, è pari a quasi 320 mila unità, corrispondenti alla domanda di lavoro di posizioni professionali il cui lavoro è finalizzato in modo diretto alla produzione di beni e servizi green o a ridurre l’impatto ambientale dei cicli produttivi.
Queste figure si caratterizzano per una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempo indeterminato sono oltre il 46% nel caso dei green jobs, quando nel resto delle altre figure tale quota scende a poco più del 30%.
La domanda di green jobs si differenzia, inoltre, per un più elevato livello dei titoli di studio richiesti, dal momento che quasi un terzo delle assunzioni di green jobs riguarda laureati, contro poco meno del 10% nel caso delle altre figure professionali. Ciò conferma come la green economy, vista dal lato del lavoro, sia fortemente portatrice di conoscenze elevate, utili per l’upgrading competitivo del sistema economico.
A questo si aggiunga il fatto che quando le imprese programmano di assumere un green job laureato richiedono più frequentemente un titolo di post-laurea, così come accade, seppur in misura meno marcata, nel caso del post-diploma tra i diplomati.
Dalle figure green le imprese si aspettano non solo formazione più elevata, ma anche una più ricca dose di esperienza specifica nella professione, richiesta a quasi il 32% dei green jobs previsti in entrata, contro oltre il 16% alle altre figure.
Ciò che distingue i green jobs dalle altre figure è che essi sono più difficili da reperire secondo le imprese: la difficoltà di reperimento sfiora il 37% per essi, contro poco meno del 22% nel caso delle professioni non green. In parte tale fenomeno sembra essere anche il risultato delle maggiori aspettative che le imprese hanno rispetto ai green jobs, nell’ambito dei quali è fondamentale trovare un mix di preparazione di base, competenza ed esperienza, come visto.
Analizzando le singole competenze trasversali (Fig.01), si scopre come queste siano ritenute dalle imprese molto importanti in maniera sistematicamente più frequente quando si trovano ad assumere green jobs. Basti pensare, ad esempio, alla flessibilità e all’adattamento, attitudini ritenute molto importanti per oltre il 78% delle assunzioni di green jobs contro meno del 63% nel caso delle altre figure professionali, non fosse altro per il costante aggiornamento che tali figure spesso devono seguire per coniugare al meglio produttività e sostenibilità. Altra competenza particolarmente richiesta ai green jobs (segnatamente, a ben il 61% delle entrate programmate), e sempre in misura maggiore rispetto alle altre figure, è la capacità di lavorare in gruppo.
Fig. 01 Le competenze trasversali che le imprese ritengono molto importanti ai fini dell’assunzione per i green jobs nel 2017, a confronto con le altre figure professionali (incidenza percentuale delle assunzioni per le quali
ciascuna competenza è ritenuta “molto importante”, sul totale delle assunzioni) Fonte: Unioncamere
Piuttosto determinanti per le figure “verdi” sono anche la capacità di risolvere problemi – vuoi anche per il fatto che le professionalità green tendono maggiormente a ricoprire ruoli strategici e a lavorare in aree più strettamente legate allo sviluppo dell’azienda – assieme alla capacità di lavorare in autonomia, rispetto alle quali la richiesta delle imprese è pari a circa una assunzione (di green jobs) su dieci. Infine, per circa il 45% delle professioni “verdi” programmate in entrata è importante il possesso della capacità comunicativa.
Le assunzioni di green jobs programmate dalle imprese per il 2017 sono arrivate a quasi 320 mila (Fig.02), oltre il 46% delle quali con contratti a tempo indeterminato, più del 32,5% riservate a laureati e quasi il 37% considerate di difficile reperimento.
Fig. 02 La domanda di green jobs delle imprese (Rif. Unioncamere)
Quasi il 60% delle figure professionali inserite nelle aree aziendali della progettazione e della ricerca e sviluppo sono green: testimonianza di come l’innovazione e la competitività costituiscano tratti fondamentali della green economy.
Sono molte le professioni che incorporano competenze green: si va dall’informatica (informatico ambientale), all’industria (chimico verde, meccatronico green), al green building (con grande rilievo del tema energetico) per arrivare a figure di più ampia applicazione (esperto di acquisti verdi, esperto del marketing ambientale, economista ambientale).
Sulla base delle categorie di professioni più richieste dalla Green economy, ne abbiamo individuata una per ogni principale settore. Un’ideale top ten che ha come comune denominatore lo sviluppo di green jobs che coniugano saperi tradizionali e innovazione.
Esperto in gestione dell’energia. È tra le figure più ricercate, figura chiave del nuovo panorama energetico, impegnato non solo nel settore delle fonti rinnovabili ma anche in quello dell’efficientamento energetico, attivo professionalmente sia nel settore domestico che in quello pubblico e industriale.
Informatico ambientale. Risulta essere il green job più ricercato. In effetti il 28% delle soluzioni del mercato nel settore domotica riguarda proprio la gestione di servizi legati al consumo energetico, come per esempio il controllo da remoto degli elettrodomestici.
Meccanico industriale green. Nel settore industriale gli obiettivi dell’efficientamento energetico e della sostenibilità ambientale guidano l’acquisizione di nuovi macchinari e la trasformazione di quelli vecchi. Vi è quindi necessità di professionisti esperti non solo nell’installazione e nella manutenzione di questi impianti, ma anche in grado di verificare gli ambiti dove tali impianti dovranno operare.
Installatore di impianti termici a basso impatto. Si tratta di un professionista specializzato nelle nuove soluzioni impiantistiche di tipo idraulico, termoidraulico, di riscaldamento o di raffrescamento.
Esperto di acquisti verdi. L’esperto di acquisti verdi è specializzato nell’individuazione di prodotti e servizi a basso impatto ambientale. Il settore degli acquisti verdi è di grande importanza per la pubblica amministrazione, con un valore di 9,5 miliardi di euro, su un totale di 111,5 miliardi.
Chimico verde. È il professionista che progetta nuovi prodotti non solo – anche se soprattutto – in ambito industriale, ma anche in altri settori, con competenze nella tecnologia ambientale e nella chimica analitica, nell’analisi e valutazione delle tematiche produttive, ambientali e di sicurezza sul lavoro.
Esperto del marketing ambientale. L’aspetto ambientale configura sempre più tra i fattori determinanti nella scelta di acquisto e le professioni che garantiscano un percorso di sostenibilità a beni e servizi assumono di anno in anno maggiore importanza. La figura chiave per i processi produttivi e di commercializzazione è l’esperto di marketing ambientale.
Meccatronico green. Meccanici ed elettrauto per legge diventeranno tutti “meccatronici”, con l’obbligatorietà inizialmente prevista dal 2018 di certificare le proprie competenze o di integrarle con corsi obbligatori. La meccatronica, infatti, unisce elettronica, meccanica e informatica, per rendere più efficienti, anche sul piano energetico, i motori.
Economista ambientale. Si tratta della figura professionale necessaria alle imprese che operano sia su scala locale che su quella globale, ma che vogliono avere una forte interrelazione con il territorio, in modo da evitare conflitti con le popolazioni locali.
Esperto nZEB. E’ il professionista specializzato ad analizzare le soluzioni progettuali di isolamento termico dell’involucro edilizio e di sistemi impiantistici ad elevata efficienza necessari a conseguire gli obiettivi di prestazione energetica degli edifici previsti per lo standard di edificio nZEB.
Per quanto riguarda la formazione di professionisti ed operatori nZEB dall’ultimo rapporto ENEA (Raae 2018) emerge che i diversi attori del territorio si stanno adoperando per un aggiornamento delle professionalità e delle competenze. A riguardo, manca tuttavia un orientamento nazionale.
Si riportano nella Tabella che segue i principali risultati di attività condotte nell’ambito di recenti progetti europei Build-up skills, che contribuiscono a dare un quadro della situazione e delle opportunità in materia di “capacità” per gli nZEB in Italia.
Tab.03 Risultati di recenti Progetti Europei relativi a formazione di professionisti
ed operatori su nZEB (rif. Rapporto Annuale Efficienza Energetica ENEA 2018)
Ordini professionali di ingegneri e architetti, federazioni e associazioni di imprenditori e artigiani hanno organizzato svariate iniziative di formazione sugli nZEB.
Corsi ad-hoc sono inoltre organizzati in varie Università, in altre il tema è generalmente affrontato nei corsi di Fisica tecnica o Tecnica del controllo ambientale, avvalendosi per lo più di esperienze nZEB in campo internazionale. I programmi in tema nZEB vertono generalmente su:
- Quadro legislativo e normativo.
- Calcolo energetico ed economico (UNI/TS 11300 e UNI EN 15459).
- Valutazioni economiche (cost-optimality) ed incentivi.
- Approccio cost-optimal nella definizione di edificio ad energia quasi-zero.
- Analisi energetica e progettazione di un nZEB
- Ottimizzazione dell’involucro edilizio (trasmittanza e inerzia termica, ponti termici, apporti solari).
- Scelte impiantistiche.
- Utilizzo delle energie rinnovabili.
- Applicazione e casi studio.
Un apporto alla figura di esperto nZEB è anche fornito dalla qualificazione in materia di BIM. A tal fine l’Italia coordina il progetto net-UBIEP, che identifica anche competenze specifiche BIM per professionisti e operatori nZEB.
Per la soluzione delle problematiche connesse, il servizio “Risposte a quesiti” attivato da questo “Sportello Energia” (vai alla pagina) si è organizzato per rispondere alle richieste degli utenti anche in questo settore.
Arch. Ph.D Teresa Cervino
Energy Consultant PromoPa Fondazione
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